Gira che ti rigira… Tira molla e mescola… Un modo di dire meneghino (Figura teatrale nel tempo divenuta maschera carnevalesca milanese) che intende “perdere tempo” e su cui ruota in maniera deliziosa questa storia intessuta in una Milano anni 80 e che da sempre mi affascina, che qui infine attraverso le avventure dei suoi protagonisti ho allegramente ripercorso. In questo particolarissimo giallo un personaggio riceve via posta una musicassetta dal contenuto bizzarro e apparentemente inutile. Il gruppo di amici del bar William, incuriositi da tanto mistero indagano mettendo in campo ogni idea possibile per trovare la soluzione a questo mistero che come una corda, pare annodarsi sempre di più piuttosto che slegarsi alla soluzione più ovvia. Ogni aspetto di questo racconto è davvero sublime. Le frasi in dialetto milanese, le strade e le caratteristiche case di ringhiera, i modi di dire e di fare di quel periodo e le relazioni tra le persone in una società che di lì a qualche anno cambiava radicalmente. Tutto è raccontato in maniera tale che la storia scorre piacevolmente, divertendo ed emozionando il lettore. Dialoghi semplici ma geniali. Personaggi simpaticissimi in una città che adoro da quando avevo 10 anni. Ps. Pochissime volte ho trovato in un giallo un doppio colpo di scena così… bello. Teatrale. Alla fine mi è venuto voglia di un “niente” al bar di Viliam.
Alberto è l’unico prestinaio del centro di Milano, ma è anche il migliore. Vi sembra ovvio? È perché non avete mai assaggiato il suo pane: un’opera d’arte.