Paolo Regina

I collezionisti

Ci sono romanzi che indagano delitti, e romanzi che indagano le persone. I collezionisti di Paolo Regina appartiene a entrambe le categorie. È un giallo elegante, ironico e umano, dove ogni pagina cela un doppio fondo e ogni personaggio sembra muoversi sul filo sottile tra verità e apparenza.

In una Puglia vivace e contraddittoria, tra il mare e la pietra bianca, una nuova indagine chiama in causa Gaia Innocenti, protagonista nata in un’altra storia ma che qui trova la sua piena maturità narrativa. La giovane investigatrice, lucida e imprevedibile, si ritrova al centro di una vicenda in cui l’arte, il denaro e l’inganno si intrecciano in modo inestricabile.
Un mondo di collezionisti — non solo di opere, ma di vite, di segreti e di fragilità — si apre di fronte a lei, trascinandola in un gioco di specchi dove nulla è come sembra.

Paolo Regina conosce bene il mestiere del narratore di misteri. Con passo sicuro e tono leggero, costruisce un intreccio in cui ironia e tensione convivono in perfetto equilibrio, come in certi romanzi di Camilleri o Simenon, dove l’intelligenza dell’indagine è anche introspezione.
Lo stile di Regina è pulito, musicale, a tratti sorridente, ma mai superficiale. Ogni battuta, ogni dialogo, ogni dettaglio è cesellato con la precisione di chi sa che il vero segreto del giallo non è soltanto scoprire il colpevole, ma capire l’animo di chi indaga e di chi mente.

Il punto di forza de I collezionisti non è solo la trama — solida, intelligente, ricca di colpi di scena calibrati fino all’ultima pagina — ma la sensibilità con cui l’autore scava dentro i suoi personaggi.
Ogni figura, anche la più marginale, ha un lato umano che affiora tra le righe: la fragilità dietro la maschera, la paura dietro la menzogna, la tenerezza nascosta nel cinismo.

Regina affronta con tatto e profondità temi complessi come la prostituzione, lo sfruttamento e le questioni legate all’identità e all’inclusione, senza mai scadere nel moralismo. Non denuncia: racconta. Non giudica: mostra. E proprio in questa delicatezza risiede gran parte della forza del romanzo.

L’autore si muove tra le trame del mistero come un equilibrista da circo, tenendo in mano più fili senza mai lasciarne cadere uno: l’amore per l’arte, l’amicizia, l’inganno, l’indagine. Tutto si tiene, tutto respira insieme, come se la storia fosse una grande tela che solo alla fine rivela il suo disegno completo.

Ogni colpo di scena arriva con tempismo teatrale, eppure naturale, segno di una scrittura che sa sorprendere senza mai tradire la logica interna della storia. Regina non bara con il lettore: lo accompagna, lo confonde, poi lo illumina — e quando arriva la rivelazione, è impossibile non sorridere davanti alla maestria dell’intreccio.

Paolo Regina, nato a Trani, vive tra la Puglia e Bologna. Docente universitario e autore di romanzi di successo come Morte di un antiquario e La congiura dei colpevoli, Regina ha saputo unire la sua passione per l’arte e la cultura italiana alla narrazione gialla, costruendo un mondo in cui il crimine diventa strumento per esplorare la natura umana e le sue contraddizioni.

Paolo Regina scrive con eleganza, ironia e cuore. Perché leggerlo?
Perché dietro ogni mistero c’è una riflessione sulla fragilità e sulla bellezza dell’essere umano.
Perché I collezionisti è un romanzo che diverte, emoziona e sorprende fino alla fine — e lo fa con la grazia di chi sa dosare luce e ombra come un pittore davanti alla sua tela.

Ne I collezionisti non c’è solo un’indagine: c’è la vita che si muove sotto la superficie, come un riflesso d’acqua.
Paolo Regina non colleziona delitti, ma emozioni.
E quando si chiude il libro, resta la sensazione rara di aver assistito a qualcosa di armonioso — una danza di intelligenza, ironia e umanità, sospesa tra il mistero e la luce.

Buona lettura!