In Un Mare Senza Blu
Francesco Paolo Oreste

Vico Stella. Quartiere di Napoli. Napoli: bellissima e maledetta accarezzata da “una mare depredato del suo blu”. Vico Stella, antico quartiere. Inesorabile nella sua cruda essenza capace di “mettere al mondo” i migliori o i peggiori; laddove c’e tutto e niente ci sono anche Mario, Ciro e Michele. Tre amici la cui vita gli si presenta priva di filtri e forse, anche se il mare è blu, non offre sconti a nessuno. Sono loro i protagonisti di questa storia, tre bambini incapaci di non essere amici. Anche se non se lo dicono apertamente, i gesti parlano al posto delle parole..

L’amicizia è il perno cardine di questa incredibile storia in cui attorno gravitano: disagi sociali, emarginazione, mostri a piede libero e quel senso di giustizia che tutti vorrebbero respirare ma che invece evitano per sopravvivenza. E così fanno le famiglie di Mario, Ciro e Michele: sopravvivono. Perché è l’unica cosa che sanno fare. Mario è l’eterno punto del passato, il riflesso del trio in diversi giorni di sole immersi nel gioco. Ed è nel gioco che, per qualche tempo è scampato da chi gli ha chiesto il conto in anticipo. Mario è un segno marcato più nell’anima che nel corpo dei tre amici.

Ciro è un Bucaneve in attesa di sbocciare. Sa cosa vuole, ma ha paura del mondo e cosi lo esclude, ma si inganna, perché crede di non averne bisogno. Il Vico Stella però si è trasformato in Vico Nero ed è impietoso, il suo nero adesso si espande oltre i suoi confini. Ed è lì che Ciro diventa coraggioso, resiste alla paura e, anzi: la domina. Michele è tutto ciò che gli altri intorno a lui non non sanno essere, e cosi lui combatte. Impara a colpire per primo, impara a camminare nel suo viaggio senza sentiero. Michele si è fatto uomo, non lo è diventato. Sono le sue scelte che gli hanno fatto capire chi è veramente, e non le sue abilità e, anche se il presente diventa passato velocemente, è nell’avvenire che Michele, cosi come Ciro, per pareggiare i conti riesce a mettere il cuore e la giustizia, dietro il volto del Vico Stella.

LUn mare senza blu è una poesia che affonda come un pugno nello stomaco. Urla e accusa utilizzando una storia che non lascia indenni. Francesco Paolo Oreste è padrone di quella realtà che veicola di bocca in bocca tra le persone più comuni come un pettegolezzo da niente, ma che nella vita reale e in questo romanzo, diventa diventa lo specchio della società. Leggendo non si può tralasciare la commozione, non è possibile non ricercare Michele per donargli un abbraccio così come è difficile non pensare ai tanti Ciro e a Mario che non conosciamo. Ed è per loro che a fine libro si ha voglia di raccontare le emozioni vissute passo passo lungo questo meraviglioso, seppur a volte crudele, viaggio.

Questo romanzo è perfetto, è reale e parla al lettore da quel punto di vista che alloggia equilibrato nella riga di confine tra il legale e l’illegale. Tra il bene e il male, ta il mostruoso e la carità e dove la gentilezza di uno sconosciuto è un bene prezioso, oltre che un insegnamento per la vita. Nulla di questa storia è fuori posto, tanto che il racconto scorre in una strada senza buche, ricordando a chi legge che qua e la qualcuno ha seminato un granello di speranza. L’amicizia regna sovrana. L’amore impera e la giustizia insegna.


Buona lettura!


iDobloni

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