Un libro da leggere lentamente, come si ascolta una verità che fa tremare, ma che finalmente ci riguarda.

di Salvatore Sconzo

A mani nude di Marina Visentin
Laurana Editore

A mani nude di Marina Visentin è un romanzo che va preso con calma, come si fa con le cose che fanno male e, proprio per questo, meritano di essere ascoltate fino in fondo. Siamo nel terzo capitolo della vicenda che ruota attorno a Giulia Ferro, un personaggio che si lascia inseguire più facilmente di quanto si lasci definire. E in questo volume, più che nei precedenti, sembra finalmente emergere per intero, nuda nella sua ferita, esplicita nella sua ironia.
Non un’ironia brillante, consolatoria: è un’ironia che taglia, che rivela, che mette a nudo le crepe e le rende vivibili.

Giulia Ferro torna a Milano dopo un periodo di distanza, portando con sé un passato che non ha mai smesso di bruciare. La città la accoglie con il suo ritmo veloce, le sue strade che parlano solo a chi sa ascoltarle. Qui, Giulia si ritrova coinvolta in una vicenda che riguarda la morte di Guido Andrea del Corno - ritrovato impiccato al cimitero monumentale vicino la tomba di famiglia, un corpo che affiora dal naviglio e ancora corpi messi in vendita, storie che si intrecciano in modo imprevedibile.
Nel tentativo di capire e di intervenire, si trova costretta a fare i conti con l’ombra più dura e più antica: suo padre.
I due si muovono attorno l’uno all’altra come pianeti in collisione, in un rapporto che chiede di essere guardato con occhi nuovi.
E ciò che Giulia scoprirà, tra il dolore e la lucidità, cambierà il modo in cui abita la propria storia.

Il conflitto tra padre e figlia
Il nucleo incandescente del romanzo è il rapporto spezzato tra Giulia e suo padre. Una frattura antica, che non chiede né riparazione né assoluzione, ma solo di essere guardata.
Il padre è una presenza che è insieme tetto e minaccia, radice e lama.
Giulia lo affronta come si affronta una memoria che non passa: non con la fuga, ma con la frontalità. E questa frontalità è già un gesto di amore.
Amore battuto, ferito, ma ancora amore. Perché tra padre e figlia, Visentin lo dice senza alzare la voce: non esiste neutralità. Si resta legati, anche quando tutto in noi prega per sciogliersi.

Giovani vendute: un confine che brucia
Il romanzo non la racconta come scandalo, come shock facile.
La racconta come condizione.
Come scelta che non è mai davvero scelta, come necessità, come tentativo di esistere quando non ci ha protetti nessuno. Qui la scrittura non giudica. Registra. Nomina.
E, nominando, riconosce.
Non c’è pornografia del dolore, ma la consapevolezza che il corpo è il primo luogo in cui la storia scrive. Giulia lo sa. Lo porta addosso. E lo dice — a mani nude.

Personaggi che respirano.
Visentin conosce i suoi personaggi uno per uno, e li scrive da vicino, come se li avesse ascoltati per anni. Hanno voce, postura, peso. Non sono costruiti; sono vissuti.

In questo terzo volume, Giulia si lascia guardare come mai prima:
rimane combattiva, ma la combattività si fa umana gli spigoli ci sono, ma la sua ironia li rende praticabili, l’ostinazione non è più solo resistenza, è sopravvivenza consapevole.
È questo che fa avanzare le pagine.
È questo che la rende vera.

Milano, ancora una volta, protagonista.
Milano torna – non come sfondo, ma come corpo.
Ha strade che non dimenticano, portoni che osservano, nebbie che custodiscono.
È cinematografica, ma senza estetizzarsi.
La Milano di Visentin non è patinata, non è ferita per fare scena: è una città che contiene, stringe, sporca, nutre.
Un personaggio tra gli altri.
Una voce in più nella conversazione.

Perché “A mani nude”
Il titolo dice già tutto: qui non c’è difesa, non c’è armatura.
Si vive esposti. Si ama esposti. Si soffre esposti.
La nudità è fragilità, ma è anche l’unico modo per toccare davvero.
Nulla si costruisce senza lasciarsi scorticare almeno un poco.

La scrittura.
La scrittura di Visentin non è facile — ed è una fortuna.
È marcata, filosofica, consapevole.
Dice senza spiegare. Apre invece di chiudere.
Lascia lo spazio necessario per entrarci dentro con la propria voce.
Non ci prende per mano; ci invita a restare accanto.

Chi è Marina Visentin?
Marina Visentin è scrittrice, giornalista, traduttrice e saggista.
Laureata in filosofia, e questo segna in profondità la sua prosa: rigorosa, interrogativa, attraversata da tensioni etiche che restano vive sulla pagina.
Ha pubblicato romanzi e contributi critici in diversi ambiti narrativi, distinguendosi per uno sguardo capace di unire il personale al politico, la ferita alla riflessione.

Perché leggere A mani nude...
Perché è un romanzo che non semplifica.
Non consola.
Non edulcora.

Racconta cosa significa continuare a vivere anche quando il mondo non ci ha promesso nulla. E lo fa con una dignità che commuove, senza mai cercare pietà.

È un libro da leggere lentamente, come si ascolta una verità che fa tremare,
ma che finalmente ci riguarda.

Buona lettura!

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