La Bassa che ribolle: un noir di corpi, colpe e coincidenze”

di Annelies Romanin

Febbre Alta di Andrea Cotti

Edizioni Piemme

Maria non c’è, Santino non si è ancora seduto nel bar dove l’ha conosciuta, lei ancora non esiste. Ci sono soltanto lui e i suoi demoni

“Febbre alta” il nuovo romanzo di Andrea Cotti, edito Piemme, fa capolino nel panorama letterario il 17 giugno 2025, ed è ambientato a San Giovanni in Persiceto, paese natale dell’autore. Il romanzo ha la capacità di catapultare il lettore fin dalle prime parole all’interno del paesaggio mentale e geografico della provincia emiliana, la Bassa. 
È una torrida giornata di luglio, Santino Fiore, di quasi sessant’anni, killer con importanti problemi cardiaci, ha una moglie del tutto ignara della sua doppia vita e ha solo quattro giorni per svolgere la sua ultima missione.
Vittoria Melis, ne ha invece trentuno di anni, è una poliziotta che è appena stata promossa, grazie a un’operazione che l’ha portata ad essere la donna giusta al momento giusto. Il caso che ha scelto per lei. Ha la febbre alta, ma si presenta comunque al lavoro, perché è una poliziotta.

“La Melis scuote la testa. No. È donna, è sarda, è cocciuta.”

Cristiano Doni, ha ventotto anni, ha un lavoro noioso che non gli piace, quando non sta in fabbrica, va in palestra a fare kick boxing o è al bar con gli amici. È un uomo arrabbiato con il mondo, un mondo che sembra non accorgersi di lui. Solo attraverso la dimensione della violenza riconosce sé stesso e trova una sua identità. Ha un mal di denti che lo rende ancora più furioso con l’universo. 
Davide Sarno è un antiquario di trentanove anni, ha una vita semplice, ha moglie e figli che ama tantissimo, ma da qualche tempo gira con una pistola in tasca, sta pensando di usarla contro sé stesso. Ha scoperto da poco di avere un cancro allo stomaco, forse il riscatto che la vita gli sta chiedendo per una scelta sbagliata svolta in passato.

Quattro persone che sembrano non avere nulla a che fare l’una con l’altra, eppure i loro destini si incroceranno, per quella che sembra una casualità del destino. E su questo intreccio, fra l’ombra di un passato oscuro e il caldo appiccicoso di una giornata estiva, Cotti costruisce un “noir” di provincia, che sa andare oltre la semplice azione, ma che scava nella psicologia dei personaggi. Ciò che colpisce soprattutto di questo romanzo è l’atmosfera che si respira, l’inclinazione sottile verso l’inquietudine che si mescola alla fragilità psicologica dei protagonisti, il tutto esorcizzato dall’ironia di alcune situazioni, il killer per esempio che teme di far arrabbiare la moglie se dimentica di prendere le medicine. È una scena umana e profondamente realistica.

“Le menzogne migliori hanno sempre una porzione di verità”
Il tono è sobrio, scorre veloce, i dialoghi sono costruiti molto bene. Così come la scrittura che descrive ogni personaggio, pare modellarsi come un abito che lo calza perfettamente. Cotti ha uno stile immediato, evita i fronzoli, è rapido e asciutto nelle descrizioni, ma allo stesso tempo è uno scrittore che è attento al dettaglio. I suoi tempi sono cinematografici, leggerlo è come stare dietro all’inquadratura di una telecamera. La tensione è ben calibrata, la storia è strutturata in soli quattro giorni, ciò aiuta a mantenere il ritmo costante della narrazione. Lo stile è misurato, ma incisivo. Pur non essendoci alcuna rettorica, non manca di intensità.
“Se sei nessuno, sei invisibile, è vero, ma sei pure sacrificabile.”
San Giovanni in Persiceto, terra del cuore dello scrittore, è un personaggio della storia, a cui si mescolano le vicissitudini dei protagonisti. È il cuore pulsante della narrazione. La provincia e lo scenario della Bassa sono lo specchio stesso dell’anima dei protagonisti, un’anima malata e febbricitante, stanca di un disagio sociale ormai impossibile da nascondere. La febbre che dà il titolo al romanzo e che rispecchia soprattutto il malessere di una dei protagonisti, è una metafora del corpo, della mente e della comunità. L’autore non ha paura di mostrare che la malattia può essere sociale, che la provincia non è immunizzata dalla violenza, o che la solitudine in fondo può nascondersi dentro ognuno di noi.

Il romanzo mescola momenti thriller/noir con la riflessione sulla malattia, sulla vulnerabilità umana. I personaggi, in particolare i due protagonisti principali, Santino Fiore e Vittoria Melis, sono credibili, agli antipodi e speculari ognuno nella propria solitudine, ed è la consapevolezza che ciò che fanno sia giusto non solo per loro stessi, ma per un bene più grande, a renderli soli. Lo sono perché entrambi vogliono fare ciò in cui credono.
“Febbre alta” è un noir che fa riflettere, profondamente umano, che mostra l’Italia di mezzo. Un romanzo in cui la temperatura sale piano piano, fino ad arrivare a scottare.


Due parole sullo scrittore:
Andrea Cotti è uno scrittore, uno sceneggiatore e un autore di crime italiano. Fra le sue opere più famose troviamo, “Il cinese” Rizzoli, 2018 e “L’impero di mezzo” Rizzoli, 2021. Dal libro “Un gioco da ragazze”, è stato tratto un film “Marpiccolo”. È noto per aver collaborato nella sceneggiatura di RIS, Squadra Antimafia, L’ispettore Coliandro.
Le atmosfere che descrive sono cupe, urbane e spesso borderline. Le sue storie ruotano attorno a indagini che coinvolgono personaggi ambigui e moralmente complessi.
Capitoli brevi, forte senso della scena, dialoghi serrati e una struttura molto visiva, fanno pensare che la sua esperienza di sceneggiatore influenza notevolmente anche “Febbre alta”. Cotti cura in modo particolare le psicologie dei suoi personaggi, lavorando sulle loro motivazioni più profonde. Il trauma, il senso di colpa, l’istinto di sopravvivenza, sono soltanto alcuni dei temi presenti nei suoi scritti.
Andrea Cotti è uno scrittore che vale la pena conoscere e che ho molto apprezzato.

“Il cervello umano è una macchina straordinaria, rimuove e anestetizza ciò che ci fa soffrire, smussagli spigoli della coscienza, ci fa essere animali in grado di adattarsi praticamente a tutto.”

Buona lettura!

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