tra mito, ritualità e narrazione
di Mariana Winch Marenghi
C’è un momento dell’anno, tra la fine di dicembre e l’inizio di gennaio, in cui il tempo sembra rallentare. Le giornate scorrono più silenziose, la luce arriva tardi e se ne va presto, e le attività che ci assorbivano fino a poche settimane prima perdono improvvisamente urgenza. È in questo intervallo sospeso che, da qualche anno, ho preso l’abitudine di dedicarmi a un piccolo rituale: leggere, osservare, ascoltare cosa emerge quando il mondo tace un po’.
È così che ho scoperto la tradizione delle 12 Notti d’inverno, un po’ furbescamente dette “di Natale”, ma che in origine sono denominate Rauhnächte, notti difficili. Come al solito, devo ringraziare un libro, che mi ha portato ad altri libri e ad altri libri ancora: La magia delle 12 notti di Natale. Riti e leggende per le serate più mistiche dell'anno di Franziska Muri. Non è esattamente un racconto da antologia folclorica, ma un modo diverso di abitare l’inverno, di riconoscere la soglia che separa un anno dal successivo. Un patrimonio antico che, più lo si osserva, più rivela quanto siano profonde le radici con cui le culture europee hanno interpretato il tempo e la sua ciclicità.
Un intervallo sospeso
Le radici delle 12 Notti risalgono a un problema tanto concreto quanto universale: la discrepanza tra l’anno lunare (354 giorni) e quello solare (365). Questo “avanzo” di dodici giorni, nelle culture germaniche e alpine, veniva percepito come un tempo fuori dal tempo, un’intercapedine in cui le regole ordinarie sembravano allentarsi.
Antropologi e studiosi del folclore sottolineano come queste notti avessero una doppia funzione:
- liminale, perché collocate tra un ciclo vitale che finisce e uno che inizia;
- protettiva, poiché considerate un momento in cui forze invisibili potevano interferire con il mondo umano.
Per il mondo contadino, ogni manifestazione naturale era un simbolo e aveva un significato da interpretare. Spesso gli anziani della comunità conservavano la memoria storica di queste interpretazioni e le condividevano con gli altri: tutto poteva diventare un presagio per l’anno futuro.
Dal solstizio al cristianesimo: continuità e sovrapposizioni
L’avvento del cristianesimo non cancellò questa struttura simbolica, ma vi si sovrappose. Le 12 Notti divennero il periodo che separa la nascita di Gesù dall’arrivo dei Magi, trasformando un antico ciclo cosmologico in un arco liturgico culminante nell’Epifania.
Tuttavia, nei territori montani e rurali – dall’Alto Adige alla Baviera, dalla Svizzera alla Scandinavia – sopravvissero pratiche ibride. Gesti e ritualità che, in parte, troviamo ancora oggi nelle abitudini regionali o familiari. Si tratta, ad esempio, delle benedizioni della casa e del focolare, delle fumigazioni con erbe per purificare gli ambienti, sono alle narrazioni serali che mescolavano santi, spiriti e animali magici.
È proprio in questo periodo che si colloca la leggendaria Caccia selvaggia, un rituale che troviamo nel Nord Europa, ma che si estende sino al versante ligure e alpino. Si tratta di una processione di figure spettrali guidate da una divinità come Odino, o più generalmente da un cacciatore denominato Herle König, o anche da divinità femminili come Perchta, secondo le variazioni regionali. La tradizione invitava a rimanere in casa dopo il crepuscolo e a mantenere un comportamento misurato, per non attirare l’attenzione del corteo.
Un percorso simbolico e introspettivo
Oggi, le 12 Notti stanno riaffiorando in forma reinterpretata, soprattutto in ambito culturale, psicologico e spirituale. Il ciclo viene talvolta letto come una sequenza tematica: ogni notte rappresenterebbe un aspetto dell’esperienza umana, suggerendo un percorso di introspezione che aiuti a recuperare le energie per “uscire” dall’inverno.
Molti lettori dedicano queste serate alla scrittura, alla riflessione lenta, alla lettura di miti e fiabe invernali. Non si tratta di un recupero nostalgico, ma della ricerca di un tempo protetto in cui sottrarsi alla velocità consueta e ricostruire una relazione più deliberata con il passare dei giorni.
Personalmente, da qualche anno a questa parte, ho deciso di seguire questo piccolo rituale antico. In effetti si tratta di un percorso a tappe, dove ogni giornata, in questo breve lasso di tempo, diventa un momento di analisi introspettiva. E, ad accompagnare il tutto, ci sono alcuni gesti rituali, come l’accendere le candele, sistemare qualcosa che da tempo aspetta di essere messo in ordine, trovare il tempo per stare insieme alle persone che si amano e, soprattutto con se stessi. Lo prendo come un momento in cui riesco a ricaricare le pile per i mesi del nuovo anno che mi attendono. Senza contare che mi sono accorta che alcuni dei gesti rituali e delle storie che accompagnano questo tempo, facevano già parte di quel patrimonio familiare di tradizioni e modi di fare della mia famiglia. E allora, perché non provarci e affrontare queste 12 notti con lo spirito giusto? Magari partendo dalle sue storie.
Wishlist
E come ogni mese, ecco alcuni consigli di lettura che possono aiutarvi e accompagnarvi in queste 12 notti invernali.
Saggi & Co.
• “Il ramo d’oro” – James G. Frazer
Un classico dell’antropologia delle religioni che aiuta a collocare i rituali stagionali in una prospettiva storica e comparata.
• “Miti nordici” – Neil Gaiman
Un’introduzione narrativa e coinvolgente alle figure del pantheon scandinavo, tra cui quelle legate alla caccia selvaggia.
• “Le maschere di Dio: Mitologia europea” – Joseph Campbell
Un saggio utile per comprendere la persistenza dei miti invernali nel contesto Occidentale.
Narrativa
• “Canto di Natale” – Charles Dickens
Il racconto per eccellenza del tempo liminale: un dialogo tra passato, presente e futuro.
• “Leggende delle Alpi” – Maria Savi Lopez
Per una raccolta completa di alcune delle storie più caratteristiche legate alla tradizione della 12 notti.
• “La leggenda della Rosa Bianca” – Selma Lagerlöf
Atmosferico e nordico, perfetto per immergersi nell’immaginario del solstizio.
• “La volpe e la stella” – Coralie Bickford-Smith
Una storia illustrata che unisce introspezione, poesia visiva e paesaggi invernali.
Folclore & Fiabe
• “Fiabe russe” – Afanasjev
Tra streghe, boschi innevati e spiriti della notte: un patrimonio di racconti che conservano l’essenza dell’inverno profondo.
• “Fiabe dei Grimm” – edizioni annotate
Molte storie contengono tracce degli antichi riti stagionali; le edizioni commentate aiutano a leggerle in chiave simbolica.
• “Il libro dell’inverno” – Tove Jansson
Un piccolo memoir che restituisce il senso dell’attesa, del silenzio e della trasformazione che l’inverno porta con sé.
Il Calamaio Elettronico nasce dal desiderio di custodire le parole come si fa con la memoria: con cura, con rispetto, con uno sguardo che non teme di fermarsi. Qui la letteratura è casa, rifugio e specchio. Ogni libro che raccontiamo, ogni storia che scegliamo di accogliere, è un invito a rallentare, a sentire, a pensare.
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